Confermata la sentenza d'appello. Condannato a 11 mesi e 10 giorni di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali ed al versamento di € 2.000 in favore della Cassa delle Ammende
Tanto è costato – per quanto sostenuto dal ricorrente – un fugace bacio sulle labbra di «Tizia». «Giovane ragazza» incontrata e conosciuta in palestra, dove si sarebbe consumato il reato. «Caio», il ricorrente, sarebbe incorso in un «serio equivoco» presupponendo l’accondiscendenza della ragazza, intendendo il comportamento della donna «tutt’altro che renitente o riottoso» e che non «appena la persona offesa aveva mostrato di disapprovare il gesto» si sarebbe immediatamente allontanato senza approfittare dello stato di shock ingenerato. Di tutt’altro avviso la Suprema Corte (Sentenza 36636/2019) che ha persino modificato in pejus la condanna della Corte d’Appello di Roma, ritenendo pienamente attendibile la giovane e la ricostruzione dei fatti da essa effettuata: il bacio sulle labbra sarebbe arrivato dopo ripetute «avances» da parte di Caio; avances dal carattere molesto: «è un caffè … mica ti stupro!»; avances palesemente respinte dalla donna con parole chiare e insuscettibili di fraintendimento: «al mio secco diniego continuò a darmi fastidio … io gli risposi che non avevo né voglia né piacere … ed io sempre seccamente gli dissi di spostarsi»; Caio, con un pretesto, avrebbe fatto chiudere gli occhi alla ragazza e le avrebbe dato un bacio sulle labbra; successivamente, con fare minaccioso, Caio avrebbe intimato alla donna «di non riferire a nessuno quanto era accaduto» e, quando la giovane stava uscendo dalla palestra, le si era nuovamente avvicinato dicendole: «se vuoi ti raggiungo anche nello spogliatoio». In tal modo Caio avrebbe perseverato nell’atteggiamento molesto palesemente esplicito nella sua valenza sessuale. La Corte ha quindi respinto il ricorso condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di € 2.000 in favore della Cassa delle Ammende.
Photo by Joanna Nix and Matheus Ferrero