Arrivano i primi segnali dall'entrata in vigore del «Codice Rosso»: in aumento le denunce, ma anche i problemi da risolvere
Dal 9 agosto, giorno dell’entrata in vigore del cosiddetto «Codice Rosso», è stato rilevato dalle Procure italiane un aumento significativo delle denunce da parte di vittime di violenza domestica o di genere. A Milano si è arrivati a toccare le 40 segnalazioni ogni giorno, mentre a Genova, in meno di un mese, sono state eguagliate le “chiamate” ricevute dalla Polizia nel trimestre precedente.
Sicuramente una prima vittoria per la nuova legge che, stando ai dati, ha invogliato tanti soggetti deboli, fino ad ora intimoriti davanti all’idea di dover sporgere denuncia, a prendere coraggio e parlare con chi di dovere delle violenze subite. Questo trova una giustificazione nelle tempistiche teoricamente molto più rapide di presa in carico dell’indagine e, di conseguenza, di risoluzione del problema. Il «Codice Rosso», infatti, introduce l’obbligo, per chi raccoglie la denuncia, di riferire “immediatamente” al Pubblico Ministero la notizia di reato (diversamente da quanto disposto in precedenza, ovvero “senza ritardo”) e a quest’ultimo di sentire la persona offesa entro tre giorni (per tutte le novità del «Codice Rosso» clicca qui).
In questo modo, però, si rischia di annullare le urgenze e di non poter dare più priorità a casi di particolare gravità rispetto ad altri. Inoltre, l’aumento di denunce ha trovato in vari casi impreparate le Procure che non erano attrezzate per effettuare un così alto numero di colloqui e con tale urgenza. Servirà forse tempo prima di riuscire ad organizzare le strutture in maniera adeguata per non rischiare che quello che potrebbe essere un aiuto concreto per i soggetti colpiti dai reati, possa trasformarsi in un mero esercizio di routine delle Procure da svolgere nel minor tempo possibile, senza dare l’importanza necessaria ad ogni caso.